Wednesday, April 2, 2008

Pensieri storici parte 1 CIAK


So che con questo post farò scappare quei due nonsobenecomedefinirli (ai quali sono un sacco grato) che leggono questo blog, ma devo farlo! 
Oggi ho iniziato il corso monografico di storia sul libro di Karl Polanyi "La grande transformazione". Da qui deriva tutto il ragionamento che ho fatto, aiutato dal professore; un incredibile cazzata che mi sembra però tremendamente attuale e con qualche verità (supposta in tutti i sensi). 
Il secolo che va dal 1814 al 1914 viene chiamato, da Polanyi, il secolo della pace poichè in questo periodo non abbiamo assistito a nessuno scontro fra grandi potenze. Il motivo di questa stranezza non va ricercato nella bontà umana e nel desiderio di vivere in pace nell' unico mondo che abbiamo, ma piuttosto nella nascita di un fenomeno chiamato alta finanza. Questo si può riassumere attraverso una storiella abbastanza semplice, che io riporterò in maniera abbastanza imprecisa. Parlo al presente riferendomi al 1800. Siamo in pieno sviluppo industriale e anche in piena fase colonialista/imperialista, si costruisce una grande rete ferroviaria in quasi tutti i paesi europei e si entra anche in una fase di libero mercato globale. Il valore di scambio delle monete è dato dal cambio aureo, cioè il valore dei soldi è dato dal valore dell' oro (detto in maniera molto approssimativa). In tutto questo continuo evolversi i paesi hanno bisogno di investire fortemente e quindi hanno bisogno di una grande quantità di denaro. A chi chiedere? Alle banche, sono fatte apposta. Ma le banche più piccole (nazionali) non possono farsi carico di un onere così grande, per cui sono costrette ad affidarsi a banche maggiori (ad esempio quella Viennese, di cui non ricordo il nome, gestita da banchieri ebrei..questo sarà importante per la storia di qualche anno dopo). Questo giro di soldi a livello mondiale viene appunto chiamato alta finanza. In quel secolo dunque le banche avevano in mano il destino di diversi paesi e, più in generale, del mondo intero. Un conflitto globale avrebbe completamente devastato l' economia, i titoli bancari dei paesi coinvolti sarebbero crollati, facendo così cadere l' intero sistema. Tutto questo portò ad una certa stabilità globale, con qualche conflitto qua e la in ambito coloniale, ma la diplomazia ha avuto quasi sempre la meglio. I banchieri tenevano a bada gli stati "canaglia" che crevano tensioni, minacciandoli di vendere i titoli di stato a prezzi stracciati causando così il crollo economico di quel paese. Tutta questa politica è stata appoggiata fortemente da Otto Von Bismarck, temendo un' alleanza fra Russia, Gran Bretagna e Francia contro il nascente Impero Tedesco. Con la nascita delle ideologie più nazionaliste e con le rivendicazioni territoriali si arriva però ad un abbandono di questo sistema per approdare ad un economia definita di guerra. Questo era un tipo di finanza "autarchica" in cui le banche nazionali vendevano una grande quantità di titoli di stato ai cittadini per finanziare gli investimenti del paese. Questa economia durò fino al 1945 e forse, più in generale, fino al 1991. I due grandi blocchi che si sono opposti per circa 50 anni hanno limitato molto il libero mercato e possiamo dire che vi erano due grandi economie, quella occidentale e quella orientale. 
Ora la situazione pare, almeno a me, più simile a quella del 1814-1914. Se ci pensiamo la nostra epoca non ha vissuto guerre globali ma solo scontri (anche troppi) a livello locale. Il libero mercato c'è, tant'è che si parla sempre di globalizzazione, e le banche hanno sempre più peso nelle decisioni politiche. Possiamo anzi dire che l' economia è diventata politica e viceversa. In tutto questo abbiamo assistito anche a crisi che dimostrano l' importanza dell' economia bancaria a livello globale, basti pensare al caso Argentina e Indonesia. Paesi così lontani che di fatto hanno portato alla perdita di un ingente somma di denaro a tanti investitori sparsi per il mondo. 
Direi che anche a livello diplomatico le banche, o per generalizzare i soldi, stanno facendo quello che già avevano fatto nel secolo della pace. Assistiamo, come ho già detto, a tanti scontri locali (con coinvolte anche, anzi sempre, grandi potenze) e a forti tensioni fra grandi paesi che vengono quasi sempre risolte dalla diplomazia internazionale. 
Cosa può modificare questo assetto? Non credo più nell' avvento di un nuovo tipo di nazionalismo, ma forse un crollo economico di una grande potenza e di conseguenza un terremoto economico potrebbe rivelarsi un' occasione imperidibile per qualsiasi stato emergente (qualsiasi citazione ai mutui sub-prime è casuale). Stiamoci attenti. 
Tutto questo per dire che il nostro mondo è così bello e unico, che sarebbe un peccato buttare via tutto quello che abbiamo fatto in tanti anni per quattro fogli di carta a cui noi, e questo se ci pensate è ridicolo, diamo un valore.

1 comment:

Anonymous said...

la tesi dello shock per fare cadere il sistema economico vigente è utilizzata da molti storici economici , ma più in generale è stata utilizzata dal liberismo USA per imporre il suo sistema economico nel mondo dietro gli aiuti finanziari dell'FMI e sotto la supervisione di Friedman (vedi Stiglitz e Klein). Nel valutare il periodo attuale più che l'economia che guida la politica è la finanza. Il concetto di Stato di competitivo e di IDE(inv diretti esteri) derivano dalla finanza. Lo Stato stesso si vende per avere finanziamenti ed investimenti del suo paese.
Secondo alcuni il periodo attuale 2006- in poi è un periodo di rottura di questi equilibri. Bisogna vedere come andrà a finire.
non sono convinto del ritorno dei nazionalismi ne della ripresa dei socialismi.
sono alquanto pessimista......
Luca