Sunday, January 30, 2011

Post Mortem


Un blindato che passa per le vie di un quartiere residenziale, piccola borghesia cilena dedita alle piccole e insignificanti attività del dopo lavoro o della domenica pomeriggio. Le case sono povere o forse sono solo gli anni '70, graffiati, sporchi, leggermente verdognoli, sgranati. Mario lavora all'obitorio, batte a macchina quello che dice il medico, botte, malnutrizione, un livido sulla coscia destra, un foro causato da un proiettile. Mario scrive sempre con la stessa faccia, si definisce un funzionario. Ho letto in giro che è un film che parla di corpi, un film sui corpi, corpi dappertutto e, soprattutto, senza vita. Non lo so, non mi ha dato questa impressione. Funzionario. È qui che si è riversata la mia attenzione per quasi due ore, la consapevolezza crescente che i regimi non sono retti da superuomini, polizie, pulizie etniche e piccoli esseri senza colonna vertebrale, ma dai funzionari. Mario scriveva con Allende e scrive con Pinochet, militari o no Mario scrive, solo la tecnologia lo tiene lontano dal suo lavoro che cerca comunque di compiere attraverso l'immobilità e l'attenzione media da uomo medio. È l'uomo medio che crea mostri, i nostri mostri, quelli che tocchiamo, toccheremo e abbiamo toccato durante la nostra storia. Mario è un funzionario anche nella storia d'amore, rigida, burocratica, fredda come il primo incontro con la "ballerina" Nancy.

È mattino presto, Mario si sta preparando ad un'altra giornata della sua vita, la doccia copre dei rumori via via sempre più definiti. Vetri rotti, porte divelte, spari, esplosioni. È il colpo di stato, è la morte di un'intera nazione, di un'era politica, di un sogno. Mario non sente, è sordo, la doccia è la sua vita, la doccia è la parola funzionario che nasconde il colpo di stato e la morte di un popolo. Il lavoro continua, il lavoro aumenta perché i morti sono sempre di più, quasi mi aspetto un sorriso da parte del diligente Mario, che bello venire al lavoro e lavorare senza pensare ad altro. Morte morte e ancora morte. Nancy è viva? Dov'è Nancy? Dov'è la mia compagna, fidanzata, partner, moglie? È a casa, sarà sicuramente così. È a casa ma mentre Mario lavora si diverte con un companeros della resistencia e a Mario questo non va giù.
Mario prende tutto alla lettera, Mario la fa scomparire, una delle tante desaparecidos, un corpo che poi Mario dovrà catalogare insieme a tanti altri corpi che non sono altro che il suo lavoro.

Lavoro, funzionario, regime.

Scorrono i titoli di coda e penso che per capire certe dinamiche, certe questioni, certi comportamenti non si debba per forza costruire un'opera compiuta e perfetta. Ai regimi, ai tempi oscuri, alle oscenità della storia basta poco, una storia normale, una storia come le altre, una storia fra le altre. Il Cile non fa eccezioni. Il Cile è la regola.

Monday, January 24, 2011

Il rituale mattutino del non esistere



Sono ventitré giorni che mi alzo con la stessa intenzione di non esistere per il maggior tempo possibile, almeno fino a quando non incontro la solita immagine di me stesso in qualche luogo adibito al lavoro e alla mostra dei nostri alter ego. Il mattino e i rituali consolidati, l'accertarsi di non esistere sui telegiornali regionali e nazionali, il non decidere nulla di nuovo, nulla di alternativo al solito schema abbondantemente collaudato. Fosse per me non accenderei nemmeno il cellulare. Se qualcuno mi avesse scritto, cosa ne so, alle tre di notte? Se qualcuno mi avesse cercato nel buio più totale per fare luce su qualche mio scompenso emotivo/comportamentale? DISASTRO! Per ora non è accaduto e prego ogni giorno che non accada, almeno fino al nove di Marzo, traguardo significativo per la mia persona e per il desiderio di inesistenza, oblio, caduta nel vuoto. Il cellulare finisco sempre con l'accenderlo perché è nero, piatto, monolitico, preistorico. Lo accendo e mi rassicura, provo un brivido costante e potenzialmente orgasmico, la paura della sorpresa che scompare subordinata al funzionamento (o meno) dei server Vodafone e della volontà altrui. Piatto, tutto è piatto e allora scelgo, prima prova di esistenza della giornata che comunque lascio correre facendo finta di niente, in fin dei conti non posso ritirarmi, non posso raggiungere Dunquerke perché la filosofia (o la vita) è peggio di Hitler, è spietata, mi annienta. Metto i CCCP Fedeli alla Linea, Giovanni Lindo Ferretti che sbraita in un centro sociale Berlinese, un centro sociale dove non pagano l'affitto e le berline Mercedes sono usate come totem ornamentali. PRODUCI CONSUMA CREPA PRODUCI CONSUMA CREPA… Sì. Svegliati non esistere e dormi, rispondo al nuovo Ferretti, mi darà ragione, lo so, vorrei partire per Cerreto Alpi all'istante ma non posso di nuovo fare una scelta del genere, sconvolgente, pura firma sull'esistenza. Lasciami stare, lasciami stare, voglio che sia la mia macchina a guidarmi, lei sa dove devo andare, lei sa cosa devo fare. Il viaggio è breve, breve come un coito interrotto dalla madre che ti chiede se hai fame alle tre del pomeriggio, cazzo non ho fame ho appena mangiato, cazzo mi dico io, un passo e un altro ancora e tocco il pianeta terra. Non sembra male e nessuno mi nota, nessuno mi cerca, nessuno mi tocca. Sono ancora inesistente e vitale, al tempo stesso vitale, respiro, respiro forte e nessuno mi guarda, la musica mi copre, la musica copre il mio respiro, non lo sento, cado nel baratro del non essere più, sto bene, io sto bene mi dico, il baratro è più comodo del mio divano di pelle gialla, il baratro fa rimbombare le mie grida (di gioia) NON ESISTO GIOVANNI! NON ESISTO! Prima che riattacchi con il solito sermone lo abbandono e ascolto il silenzio che c'è qui, il silenzio delle nostre esistenze che sono sottili come i passi sui pavimenti ancora bagnati, vite perse in partenza nel rombo quotidiano del DOVER ESSERE PER FORZA. Io non esisto, NON ESISTO.

Scendo dal piedistallo e guardo la mia immagine disegnata su di una vetrina, sono un fumetto e non esisto, non esisto, NON SONO IN VENDITA e quindi non esisto, sono fuori dal mercato cosmico dei fumetti. La vetrina ha una storia più interessante della mia, ha voglia di raccontarla ma io non di ascoltarla. L'ultima prova prima della fine, voglio sapere ispettore, voglio le prove della mia inesistenza, voglio l'ultima e decisiva prova prima del risveglio. Faccio dieci passi, forse undici, mi giro e li trovo lì, cubitali, sorridenti, bicromi, sfatti dal freddo. I titoli dei giornali di Reggio Emilia si ripetono con una rassicurante banalità ma l'importante, la cosa veramente importante di tutta questa storia, è che il mio nome non c'è. Non ho fatto danni, non ho subito nulla di spiacevole, non ho agito, non ho detto, non ho rilasciato dichiarazioni su me stesso e sulla mia situazione di NON ESISTENTE REPRESSO senza fissa dimora perché non ne ho bisogno. Tutto scorre e ciò mi piace, scorro con il fiume, con le anguille e le trote che un tempo popolavano i letti dei torrenti, abbandono il mio corpo alla gelida forza della natura, risalgo il verso della storia per divincolarmi dal presente che sembra aver bisogno di me.



"Ciao"


Fra quindici ore e trenta minuti tornerò a vivere.

Tuesday, January 18, 2011

gli ascolti di oggi con consigli inutili #1



Daydream Nation - Sonic Youth

Non vi sto neanche a spiegare il perché. La potenza che sprigiona questo album in ogni suo fottuto secondo svetta su tutta la merda che solitamente passa come riottosa e ribelle. La voce da puttana inferocita di kim stende qualsiasi troia che in discoteca urla e schiamazza come un pavone in calore crededosi figa, alternativa e punk

Aftermath - The Rolling Stones
Ogni parola risulterebbe banale. Date il premio nobel in qualsiasi cosa a Richards e Jagger, se lo meritano. Ah poi i Doors hanno costruito un'intera carriera musicale su una singola traccia di questo album.. ci siamo capiti.

Cara catastrofe - Le luci della centrale elettrica
Sarò irrazionale, a me questo album è piaciuto. Ha dei limiti, ci siamo, lo sa anche lui, però alcune cose e alcune frasi sono assolutamente da brividi. A me ha messo i brividi. Almeno lui ha capito che qui abbiamo solo l'ipercoop e non c'é nulla da festeggiare la sera. Ubriacarsi, questo sì, ma anche ubriacarsi costa e allora ... e allora niente. Merita comunque un ascolto.

Sea of Cowards - The dead weather
Meglio l'album precedente, sì. Troppa confusione, caciara romanesca, i prodigy hanno stuprato mezzo gruppo accanendosi su jack white e così salta fuori questa cosa che non ti dà molto.. Poi i supergruppi hanno rotto il cazzo.

Clinging to a scheme - Radio dept.
Hanno il carisma di 3 ricci in autostrada e un'attitudine alla velocità di un bradipo obeso. Le voci eteree hanno rotto il cazzo come i supergruppi, se non di più, e di innovativo in questi qua non c'è un cazzo. Poi gli svedesi vivono tutti nei suburb di stoccolma perciò non parlatemi di boschi e aurore boreali. Ridicola la parte contro le major (almeno sembra tale), probabilmente si stanno prendendo per il culo da soli.. 8/10 su NME sono veramente vomito sui capelli

Free all angels - Ash
Sempre consigliato, imho non cala mai, mai, mai, mai.. neanche con del piombo fuso nelle mutande. Anche le canzoni (apparentemente) più insignificanti hanno il loro senso e hanno dato un senso alle nebbia che mi ha avvolto nella campagna parmigiana, fottuta nebbia parmigiana che mi ha portato fuori strada in posti di merda toccati da dio con il culo

auguri.