Tuesday, April 13, 2010

Venti Minuti

Affogo le mie parole nelle lacrime che (disastrosamente) cadono sulle labbra, soffici come piume, fungono da pece per ridicoli assaltatori in mutande.
Rido delle pene mie e di quelle di tutti, rido per genitori rincoglioniti dalle fandonie date loro in pasto, dalle preoccupazioni di incidenti ponderati e ben studiati, come se le sardine fossero per sempre condannate alle loro latte.
Rido, indigesto, della inguaribile voglia di condannare l'estremo che è nostro cibo, pane (vero) quotidiano e non quello orribile servito da uomini in nero con appetiti camerateschi (nel senso di camere A LUCI ROSSE).
Rido della mia pochezza di fronte alla tristezza che accomuna me e te, che stai leggendo e che non sai dove il mio discorso andrà a parare, parata di parole mal scritte, parodia di tanti che fanno soldi con i denari dei tanti.
Rido di fronte alla pochezza comunicativa di mezzi elogiati e elevati a salvatori del mondo contemporaneo, come se nel mondo contemporaneo ci fosse un bisogno insano di comunicare.
CAZZATE
Nessuno comunica, nessuno vuole comunicare, nessuno vuole ascoltare. Si fa fatica a sentire. Si fa fatica a gurdare. Cosa pretendiamo da noi stessi? Siamo animali e animali moriremo, siamo animali imoborghesiti da falsi miti e false credenze, da falsi oggetti, da tapis roulant che ci sbattano contro muri di vetroresina che non sentiamo, da panini in serie fatti con le pinze.

Vi lascio con venti minuti d'anticipo, venti minuti di purezza poetica.