Monday, February 7, 2011

Come muore un blog?

Come sancire la morte di un blog? Un blog può morire o è destinato a vivere in eterno tra i nodi e i sottili fili astratti della rete?

Il blog può morire solo grazie ad un presupposto NECESSARIO: la mia volontà.
Un blog lasciato nel limbo è vivo e fluttuante nello spazio indefinito. La mancanza di aggiornamenti non comporta la morte del blog. Un blog può vivere anche senza nuovi post, può trarre nuova linfa vitale da ogni parola presente dal post della sua nascita.
Tendenzialmente non sono un assassino di blog, il mio vecchio blog vaga ed è in forma splendida. Ogni tanto torno a trovarlo e riesce a farmi cascare una lacrima sulla tastiera: la malinconia è assenza di presente.
Questo blog è fallito per mancanza di interazione con altre forme di vita, presupposto necessario per il proseguo della mia stessa vita (cybernetica o reale). Me ne assumo tutte le responsabilità e chiedo scusa, in ginocchio, a chi si è sentito tradito dalle mie parole.
Amo scrivere e il blog è l'invenzione che amo di più di tutto il web 2.0.
Facebook è stato il mio ennesimo fallimento sociale.
Questo blog è destinato come il mio vecchio blog a vagare per qualcosa che non possiamo (o sappiamo) sondare, sarà felice quando incontrerà qualche disperato visitatore, qualche archeologo dei manufatti astratti di internet, qualche avventore in cerca di parole buttate da recuperare e, possibilmente, ri accoppiare.
Questo blog sarà felice quando tornerò sulle sue pagine e lo saluterò con deferenza e estremo rispetto.
Un blog non può morire quando la tua vita prende strade diverse. Il blog deve stare lì a testimoniarlo.
Questo blog sarà triste quando mi dimenticherò di lui. Ma l'ho avvertito. Lui lo sa.

Ciao blog, ciao a tutti quelli che mi hanno (per sbaglio), seguito.

Friday, February 4, 2011

15 buoni motivi per stare alla larga dal sottoscritto


  1. Racconto un sacco di bugie
  2. alla compagnia di persone insulse preferisco la solitudine
  3. non ho facebook
  4. non scrivo sui muri e sulle bacheche altrui
  5. sono morigerato
  6. schifo la discoteca (o forse l'idea di discoteca che c'è qua)
  7. ascolto i metallica e chuck berry, i blur e saint colombe
  8. spendo soldi in videogiochi e vinili
  9. non ho soldi
  10. ho l'iphone 4
  11. piuttosto che parlare di banalità resto in silenzio
  12. al cibo giapponese preferisco i tortelli
  13. il sex on the beach mi fa cagare
  14. non offro nulla alle tipe perché non me ne frega un cazzo e perché loro dovrebbero darmi dei soldi visto il tempo che sistematicamente mi fanno sprecare
  15. non porto a termine nulla di quello che voglio

Sunday, January 30, 2011

Post Mortem


Un blindato che passa per le vie di un quartiere residenziale, piccola borghesia cilena dedita alle piccole e insignificanti attività del dopo lavoro o della domenica pomeriggio. Le case sono povere o forse sono solo gli anni '70, graffiati, sporchi, leggermente verdognoli, sgranati. Mario lavora all'obitorio, batte a macchina quello che dice il medico, botte, malnutrizione, un livido sulla coscia destra, un foro causato da un proiettile. Mario scrive sempre con la stessa faccia, si definisce un funzionario. Ho letto in giro che è un film che parla di corpi, un film sui corpi, corpi dappertutto e, soprattutto, senza vita. Non lo so, non mi ha dato questa impressione. Funzionario. È qui che si è riversata la mia attenzione per quasi due ore, la consapevolezza crescente che i regimi non sono retti da superuomini, polizie, pulizie etniche e piccoli esseri senza colonna vertebrale, ma dai funzionari. Mario scriveva con Allende e scrive con Pinochet, militari o no Mario scrive, solo la tecnologia lo tiene lontano dal suo lavoro che cerca comunque di compiere attraverso l'immobilità e l'attenzione media da uomo medio. È l'uomo medio che crea mostri, i nostri mostri, quelli che tocchiamo, toccheremo e abbiamo toccato durante la nostra storia. Mario è un funzionario anche nella storia d'amore, rigida, burocratica, fredda come il primo incontro con la "ballerina" Nancy.

È mattino presto, Mario si sta preparando ad un'altra giornata della sua vita, la doccia copre dei rumori via via sempre più definiti. Vetri rotti, porte divelte, spari, esplosioni. È il colpo di stato, è la morte di un'intera nazione, di un'era politica, di un sogno. Mario non sente, è sordo, la doccia è la sua vita, la doccia è la parola funzionario che nasconde il colpo di stato e la morte di un popolo. Il lavoro continua, il lavoro aumenta perché i morti sono sempre di più, quasi mi aspetto un sorriso da parte del diligente Mario, che bello venire al lavoro e lavorare senza pensare ad altro. Morte morte e ancora morte. Nancy è viva? Dov'è Nancy? Dov'è la mia compagna, fidanzata, partner, moglie? È a casa, sarà sicuramente così. È a casa ma mentre Mario lavora si diverte con un companeros della resistencia e a Mario questo non va giù.
Mario prende tutto alla lettera, Mario la fa scomparire, una delle tante desaparecidos, un corpo che poi Mario dovrà catalogare insieme a tanti altri corpi che non sono altro che il suo lavoro.

Lavoro, funzionario, regime.

Scorrono i titoli di coda e penso che per capire certe dinamiche, certe questioni, certi comportamenti non si debba per forza costruire un'opera compiuta e perfetta. Ai regimi, ai tempi oscuri, alle oscenità della storia basta poco, una storia normale, una storia come le altre, una storia fra le altre. Il Cile non fa eccezioni. Il Cile è la regola.

Monday, January 24, 2011

Il rituale mattutino del non esistere



Sono ventitré giorni che mi alzo con la stessa intenzione di non esistere per il maggior tempo possibile, almeno fino a quando non incontro la solita immagine di me stesso in qualche luogo adibito al lavoro e alla mostra dei nostri alter ego. Il mattino e i rituali consolidati, l'accertarsi di non esistere sui telegiornali regionali e nazionali, il non decidere nulla di nuovo, nulla di alternativo al solito schema abbondantemente collaudato. Fosse per me non accenderei nemmeno il cellulare. Se qualcuno mi avesse scritto, cosa ne so, alle tre di notte? Se qualcuno mi avesse cercato nel buio più totale per fare luce su qualche mio scompenso emotivo/comportamentale? DISASTRO! Per ora non è accaduto e prego ogni giorno che non accada, almeno fino al nove di Marzo, traguardo significativo per la mia persona e per il desiderio di inesistenza, oblio, caduta nel vuoto. Il cellulare finisco sempre con l'accenderlo perché è nero, piatto, monolitico, preistorico. Lo accendo e mi rassicura, provo un brivido costante e potenzialmente orgasmico, la paura della sorpresa che scompare subordinata al funzionamento (o meno) dei server Vodafone e della volontà altrui. Piatto, tutto è piatto e allora scelgo, prima prova di esistenza della giornata che comunque lascio correre facendo finta di niente, in fin dei conti non posso ritirarmi, non posso raggiungere Dunquerke perché la filosofia (o la vita) è peggio di Hitler, è spietata, mi annienta. Metto i CCCP Fedeli alla Linea, Giovanni Lindo Ferretti che sbraita in un centro sociale Berlinese, un centro sociale dove non pagano l'affitto e le berline Mercedes sono usate come totem ornamentali. PRODUCI CONSUMA CREPA PRODUCI CONSUMA CREPA… Sì. Svegliati non esistere e dormi, rispondo al nuovo Ferretti, mi darà ragione, lo so, vorrei partire per Cerreto Alpi all'istante ma non posso di nuovo fare una scelta del genere, sconvolgente, pura firma sull'esistenza. Lasciami stare, lasciami stare, voglio che sia la mia macchina a guidarmi, lei sa dove devo andare, lei sa cosa devo fare. Il viaggio è breve, breve come un coito interrotto dalla madre che ti chiede se hai fame alle tre del pomeriggio, cazzo non ho fame ho appena mangiato, cazzo mi dico io, un passo e un altro ancora e tocco il pianeta terra. Non sembra male e nessuno mi nota, nessuno mi cerca, nessuno mi tocca. Sono ancora inesistente e vitale, al tempo stesso vitale, respiro, respiro forte e nessuno mi guarda, la musica mi copre, la musica copre il mio respiro, non lo sento, cado nel baratro del non essere più, sto bene, io sto bene mi dico, il baratro è più comodo del mio divano di pelle gialla, il baratro fa rimbombare le mie grida (di gioia) NON ESISTO GIOVANNI! NON ESISTO! Prima che riattacchi con il solito sermone lo abbandono e ascolto il silenzio che c'è qui, il silenzio delle nostre esistenze che sono sottili come i passi sui pavimenti ancora bagnati, vite perse in partenza nel rombo quotidiano del DOVER ESSERE PER FORZA. Io non esisto, NON ESISTO.

Scendo dal piedistallo e guardo la mia immagine disegnata su di una vetrina, sono un fumetto e non esisto, non esisto, NON SONO IN VENDITA e quindi non esisto, sono fuori dal mercato cosmico dei fumetti. La vetrina ha una storia più interessante della mia, ha voglia di raccontarla ma io non di ascoltarla. L'ultima prova prima della fine, voglio sapere ispettore, voglio le prove della mia inesistenza, voglio l'ultima e decisiva prova prima del risveglio. Faccio dieci passi, forse undici, mi giro e li trovo lì, cubitali, sorridenti, bicromi, sfatti dal freddo. I titoli dei giornali di Reggio Emilia si ripetono con una rassicurante banalità ma l'importante, la cosa veramente importante di tutta questa storia, è che il mio nome non c'è. Non ho fatto danni, non ho subito nulla di spiacevole, non ho agito, non ho detto, non ho rilasciato dichiarazioni su me stesso e sulla mia situazione di NON ESISTENTE REPRESSO senza fissa dimora perché non ne ho bisogno. Tutto scorre e ciò mi piace, scorro con il fiume, con le anguille e le trote che un tempo popolavano i letti dei torrenti, abbandono il mio corpo alla gelida forza della natura, risalgo il verso della storia per divincolarmi dal presente che sembra aver bisogno di me.



"Ciao"


Fra quindici ore e trenta minuti tornerò a vivere.

Tuesday, January 18, 2011

gli ascolti di oggi con consigli inutili #1



Daydream Nation - Sonic Youth

Non vi sto neanche a spiegare il perché. La potenza che sprigiona questo album in ogni suo fottuto secondo svetta su tutta la merda che solitamente passa come riottosa e ribelle. La voce da puttana inferocita di kim stende qualsiasi troia che in discoteca urla e schiamazza come un pavone in calore crededosi figa, alternativa e punk

Aftermath - The Rolling Stones
Ogni parola risulterebbe banale. Date il premio nobel in qualsiasi cosa a Richards e Jagger, se lo meritano. Ah poi i Doors hanno costruito un'intera carriera musicale su una singola traccia di questo album.. ci siamo capiti.

Cara catastrofe - Le luci della centrale elettrica
Sarò irrazionale, a me questo album è piaciuto. Ha dei limiti, ci siamo, lo sa anche lui, però alcune cose e alcune frasi sono assolutamente da brividi. A me ha messo i brividi. Almeno lui ha capito che qui abbiamo solo l'ipercoop e non c'é nulla da festeggiare la sera. Ubriacarsi, questo sì, ma anche ubriacarsi costa e allora ... e allora niente. Merita comunque un ascolto.

Sea of Cowards - The dead weather
Meglio l'album precedente, sì. Troppa confusione, caciara romanesca, i prodigy hanno stuprato mezzo gruppo accanendosi su jack white e così salta fuori questa cosa che non ti dà molto.. Poi i supergruppi hanno rotto il cazzo.

Clinging to a scheme - Radio dept.
Hanno il carisma di 3 ricci in autostrada e un'attitudine alla velocità di un bradipo obeso. Le voci eteree hanno rotto il cazzo come i supergruppi, se non di più, e di innovativo in questi qua non c'è un cazzo. Poi gli svedesi vivono tutti nei suburb di stoccolma perciò non parlatemi di boschi e aurore boreali. Ridicola la parte contro le major (almeno sembra tale), probabilmente si stanno prendendo per il culo da soli.. 8/10 su NME sono veramente vomito sui capelli

Free all angels - Ash
Sempre consigliato, imho non cala mai, mai, mai, mai.. neanche con del piombo fuso nelle mutande. Anche le canzoni (apparentemente) più insignificanti hanno il loro senso e hanno dato un senso alle nebbia che mi ha avvolto nella campagna parmigiana, fottuta nebbia parmigiana che mi ha portato fuori strada in posti di merda toccati da dio con il culo

auguri.

Wednesday, December 15, 2010

siete tutti berlusconi

Perché contestate Berlusconi quando voi stessi siete Berlusconi? Combattete contro voi stessi, combattete contro berlusconi puttaniere quando voi stessi siete dei puttanieri e voi altre delle puttane. Spendete soldi su soldi per vestirvi bene e apparire come loro, frequentate posti che in tutto per tutto cercano di ricreare lo spirito carnevalesco delle feste estive sarde, ballate sulle note dei loro protetti e dei loro figli, il vostro sogno sono i soldi e la vita agiata, il divano di lele mora e il cazzo sbilenco di corona. Non nascondetevi dietro alla vostra apparenza da fattoni/alternativi/rastafariani/culani. Siete tutti uguali, stronzi. Se non aspirate ai soldi non vuole dire che non siete berlusconi. berlusconi è tanto altro e lo sappiamo, berlusconi è menefreghismo, egoismo, pressapochismo. Voi stessi non siete forse menefreghisti? Ah che belli i centrosocialari che si ergono a difensori della libertà e del bene comune per metterla nel culo al vicino di banco. Siete incoerenti come quelli che portano gli anfibi per andare in spiaggia. Volete amarvi, volete dare amore, ascoltate canzoni d’amore e scrivete poesie d’amore ma dell’amore non sapete un cazzo. Per voi l’amore è quello di berlusconi, ama se è ricambiato da qualcosa, ama se anche l’altro ama quanto ami tu, ama e non fare amare. L’amore è egoismo berlusconiano, egoismo del biscione, egoismo rossonero. Do tutto a te per non dare nulla agli altri. Mi prendo tutti i giocatori del mondo con un sacco di soldi così gli altri non vincono. Mi compro i parlamentari così ho la fiducia. Cosa dire poi di questi quattro sfigati che hanno venduto il culo? Ma voi cosa fate ogni giorno? Non voltate faccia come una suora che ha visto il cazzo di rocco siffredi? Non svolazzate come la bandiere in primavera sul ponte delle nazioni a parma? E allora di cosa vi lamentate? Scilipoti e tutti gli altri sono come voi solo che prendono un sacco di soldi per voltare la faccia. Voi? Voi cosa prendete? Prendete dei soldi? o prendete solo per il culo? Vi lamentate delle false promesse, dei programmi elettorali buttati nel cesso ma voi buttate nel cesso tutto ciò che avete detto il giorno prima e il giorno dopo lo ritirate fuori, sporco di merda, per riproporlo come la migliore cosa del mondo. Vi lamentate dei finanzieri infiltrati, della polizia che provoca ma voi stessi siete degli infiltrati nelle vite degli altri, vi infiltrate per reggere il gioco di chi sta reggendo il gioco in quel momento; pronti, nel momento opportuno, a recitare la parte del dimostrante o della forza dell’ordine. Avete i rasta e non sapete il perché, portate la kefia e non sapete cos’è, non sapete che cosa cazzo è l’ONU e neanche in che via abitate ma poi, sempre poi, inorridite di fronte alle interviste davanti a montecitorio di qualche programma televisivo. Avere o essere avere ma non sapete neanche coniugarli questi due verbi, non sapete che cosa vuol dire essere perché essere è troppo faticoso, troppe idee da tenere in conto, da consultare, toccare, rifiutare. Vi lamentate del grande fratello ma guardate tutti come pecore stronze il programma di saviano e fazio. Perché lo guardate? Perché quel programma ha fatto quello share? Essere cosa? Avere sì, avere qui avere la, avere il moroso e la morosa, avere gli amici, avere soldi. Mai pensato ad essere amico/a, amare, essere soldo per qualcuno, essere sé stessi, essere e basta? Parlate di tutto ma non sapete niente, siete come veronesi capo dell’agenzia nucleare, siete come benitez allenatore dell’inter, parlate a caso, sputate sentenze, alzate il dito, alzate la voce ma alla fine? Alla fine cosa volete davvero? Di cosa vi importa? Volete libertà, democrazia, tolleranza ma non ve ne frega un cazzo di essere liberi, non tollorate neanche voi stessi, non tollerate me e niente che sia a voi e alla vostra vita congeniale. Siete un paradosso continuo, berlusconi per voi è il paradigma, siete tutti suoi figli e probabilmente lo sono anche io. Anzi sicuramente.

Saluti